Aggiornamento antincendio livello 1
Secondo quanto stabilito dalla Circolare dei Vigili del Fuoco del 23/02/2011 è previsto l’aggiornamento di 2 ore con cadenza triennale (riguardante esercitazioni pratiche)
Secondo quanto stabilito dalla Circolare dei Vigili del Fuoco del 23/02/2011 è previsto l’aggiornamento di 2 ore con cadenza triennale (riguardante esercitazioni pratiche)
Secondo quanto stabilito dalla Circolare dei Vigili del Fuoco del 23/02/2011 è previsto l’aggiornamento di 5 ore con cadenza triennale (riguardante teoria ed esercitazioni pratiche)
Il datore di lavoro ha l’obbligo, secondo quanto disposto dalla Sezione VI del D.Lgs. 81/08 “Gestione delle emergenze”, in particolare all’art. 43 e 46, di prevenire le situazioni di emergenza o comunque prevederle proceduralizzando le modalità per gestire quelle che si dovessero verificare.
Al fine di adempiere tale obbligo deve designare preventivamente i lavoratori incaricati alla gestione delle emergenze, prevedendo la partecipazione di detti soggetti al corso.
Tale corso ha lo scopo di fornire le conoscenze teorico – pratiche previste dal D.M. 10.03 1998 “Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro”. Esso stabilisce i criteri per valutare il rischio incendio e le modalità per la gestione di un eventuale emergenza.
Il corso è rivolto a tutti gli addetti designati dal Datore di Lavoro a ricoprire l’incarico di addetto alla lotta antincendio e alla gestione delle emergenze, nonché al Datore di Lavoro stesso qualora voglia ricoprire personalmente tale incarico.
Il corso è così suddiviso:
Inoltre per ciascun partecipante è previsto:
Al termine del corso, per ciascun partecipante, sarà rilasciato un attestato di frequenza e un attestato all’azienda con riportato il nominativo dei partecipanti.
Secondo quanto stabilito dalla Circolare dei Vigili del Fuoco del 23/02/2011 è previsto l’aggiornamento di 2 ore con cadenza triennale (riguardante esercitazioni pratiche).
Il datore di lavoro ha l’obbligo, secondo quanto disposto dalla Sezione VI del D.Lgs. 81/08 “Gestione delle emergenze”, in particolare all’art. 43 e 46, di prevenire le situazioni di emergenza o comunque prevederle proceduralizzando le modalità per gestire quelle che si dovessero verificare.Al fine di adempiere tale obbligo deve designare preventivamente i lavoratori incaricati alla gestione delle emergenze, prevedendo la partecipazione di detti soggetti al corso.Tale corso ha lo scopo di fornire le conoscenze teorico – pratiche previste dal D.M. 10.03 1998 “Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro”. Esso stabilisce i criteri per valutare il rischio incendio e le modalità per la gestione di un eventuale emergenza.
Il corso è rivolto a tutti gli addetti designati dal Datore di Lavoro a ricoprire l’incarico di addetto alla lotta antincendio e alla gestione delle emergenze, nonché al Datore di Lavoro stesso qualora voglia ricoprire personalmente tale incarico.
Il corso è così suddiviso:
Inoltre per ciascun partecipante è previsto:
Al termine del corso, per ciascun partecipante, sarà rilasciato un attestato di frequenza e un attestato all’azienda con riportato il nominativo dei partecipanti.
Secondo quanto stabilito dalla Circolare dei Vigili del Fuoco del 23/02/2011 è previsto l’aggiornamento di 5 ore con cadenza triennale (riguardante teoria ed esercitazioni pratiche).
Nel mese di dicembre 2021 è stata emanata, la sesta edizione della norma UNI 9795/2021 che recita: “nuovi criteri per la progettazione, l’installazione e l’esercizio dei sistemi fissi automatici di rivelazione e di segnalazione allarme d’incendio”. Il nuovo testo contiene diverse novità rispetto alla precedente versione (edizione ottobre 2013); infatti sono molti e importanti gli aggiornamenti introdotti, dovuti necessariamente ad un dinamico sviluppo sia tecnologico che normativo in questo specifico settore. La finalità del presente articolo è quella di analizzare ed esporre alcuni aspetti specifici che la nuova norma UNI 9795/2021 fornisce al progettista nell’ambito della progettazione antincendio adottando le soluzioni adeguate alla tipicità dell’attività oggetto di realizzazione.
Un sistema di rivelazione efficace di un principio d’incendio, mediante l’ausilio di dispositivi di allarme ottico o acustico maggiormente performanti, permette di ridurre drasticamente i tempi di intervento consentendo di operare già nella fase iniziale in cui esso si manifesta prima che questo possa diventare di grandi proporzioni e quindi difficilmente controllabile. A tale riguardo è stata emanata la norma UNI 9795:2021 dal titolo: “Sistemi fissi automatici di rivelazione e di segnalazione allarme d’incendio – Progettazione, installazione ed esercizio”; sostituendo la UNI 9795:2013.
La norma UNI 9795:2021: “Sistemi fissi automatici di rivelazione e di segnalazione allarme d’incendio”
Questo nuovo testo normativo stabilisce i criteri per la progettazione, l’installazione e l’esercizio dei sistemi fissi automatici di rivelazione e di segnalazione allarme d’incendio. La norma UNI 9795:2021 si applica ai sistemi fissi automatici di:
collegati o meno ad impianti di estinzione o ad altro sistema di protezione, di nuova progettazione. La norma può essere utilizzata per tutti i casi di in stallazione di sistemi di rivelazione e allarme incendio. Questo provvedimento normativo rientra in un quadro più ampio delle norme di settore come ad esempio la serie UNI EN 54 e la UNI 11224.
Descrizione dei principali aspetti maggiormente significativi
Organizzazione di sistema
Sotto il profilo dell’impostazione di sistema, è stato previsto il nuovo schema della norma UNI EN54-1: nel blocco “Funzione di Comando per Segnalazioni” la centrale di rivelazione incendio viene posta allo stesso livello della centrale di evacuazione EVAC, anche se le funzioni di comando risultino differenti.
Progettazione
La norma presenta novità nell’ambito della progettazione, in particolare per le aree di sorveglianza tenute sotto controllo dal sistema di rivelazione. In alcuni casi specifici, gli spazi nascosti (controsoffitti e sottopavimenti) possono essere privi di protezione nel caso in cui ci siano specifiche peculiarità costruttive e contengano al loro interno solo cavi per sistemi di emergenza. Inoltre si specifica che per i controsoffitti e sottopavimenti è stata modificata l’altezza di riferimento che è passata da 1mt a 1,5mt, uniformandosi alle indicazioni vigenti in altri paesi UE.
Rivelatori puntiformi di calore
Per la parte della norma che tratta i rivelatori puntiformi di calore è stato previsto l’inserimento di nuove tabelle con la classificazione dei sensori e la loro distribuzione in relazione all’altezza del locale. Per alcune classi di rivelatori, l’applicazione è prevista solo per la protezione ad oggetto (es. quelli che presentano una temperatura di intervento elevata).
Rivelatori puntiformi di fumo
Ci sono novità per quanto riguarda la trattazione relativa ai rivelatori puntiformi di fumo, con diversi esempi per i soffitti inclinati e “a shed”. Inoltre vengono riportati i parametri utili per la protezione nel caso risultino presenti velette nei locali e istruzioni attinenti i controsoffitti grigliati.
Rivelatori lineari di fumo
Per i rivelatori lineari di fumo, sono riportate maggiori informazioni e immagini di esempio per il posizionamento dei dispositivi nelle diverse conformazioni dei soffitti: piani, inclinati, a shed, a cupola ecc..
Rivelatori di calore di tipo lineare
Per quanto riguarda i rivelatori di calore di tipo lineare (denominati anche “cavi termosensibili”) sono state ridefinite le tecnologie e aggiunte le tabelle con i criteri di scelta in funzione della classe/ temperatura e dell’altezza del locale protetto. Anche in questa parte della trattazione è riportata una nuova figura sulla copertura e sul posizionamento di questa tipologia di rivelatori.
Rivelatori di fumo ad aspirazione
Per tali dispositivi è meritevole evidenziare l’inserimento dei due rapporti tecnici pubblicati in precedenza, UNI/TR 11694:2017, relativo ai rivelatori di fumo ad aspirazione (ASD), e UNI/TR 11607:2015, relativo ai dispositivi di segnalazione ottica/acustica. Nella parte che tratta il dimensionamento dei rivelatori di fumo ad aspirazione (ASD), viene specificato il termine di “zona di protezione” (non viene considerato il guasto ventola o CPU o alimentazione), per tale motivo in ciascuna zona di allarme si dovrà prevedere un rivelatore ASD che abbia tali specificità. Inoltre è stata aggiornata la tabella sulla classe di sensibilità del rivelatore e sull’altezza del locale da proteggere. Tale aggiornamento consente di poter impiegare i rivelatori ASD in locali particolarmente alti (fino a 20mt) purché siano configurati in classe A e validati con prova reale di fumo. Infine in analogia a quanto già contenuto nell’ UNI/TR 11694, sono state inserite diverse figure dimostrative utili all’impiego di tali sistemi.
Dispositivi locali di segnalazione ottica e acustica
Sono stati introdotti diversi aggiornamenti per quanto riguarda la trattazione dei dispositivi locali di segnalazione ottica e acustica, similarmente a quanto previsto con i rivelatori ASD. Tra i vari aggiornamenti, a titolo di esempio, è stato avvalorato il concetto di “dispositivo primario di segnalazione dell’allarme”, che deve essere definito dal progettista e può essere di tipo acustico, ottico VAD oppure ottico/acustico. Nella trattazione di tale argomento sono state inserite una tabella di riferimento sul livello di rumore ambientale tipico e una tabella esaustiva su come l’illuminazione del locale possa migliorare o peggiorare la copertura luminosa di un dispositivo ottico VAD, cambiandone anche notevolmente le prestazioni dichiarate dal fabbricante.
Sistema vocale EVAC
Nella norma viene consigliato di conformare il tono acustico di allarme e preallarme alle indicazioni della norma UNI 11744. Qualora sia presente un sistema vocale EVAC, la norma prescrive che le segnalazioni acustiche debbano essere “silenziate” per non interferire negativamente sui parametri di intelligibilità richiesti per il sistema vocale di emergenza. Nel caso in cui la centrale non risulti sotto costante controllo da parte del personale addetto, deve essere previsto un sistema di trasmissione verso un centro di ricezione degli allarmi. Questa connessione deve prevedere l’utilizzo di un dispositivo UNI EN54-21 interconnesso ad una stazione ricevente conforme alla UNI CEI EN50518.
Apparecchiatura di alimentazione
L’apparecchiatura di alimentazione è un dispositivo di ausilio al sistema fisso automatico di rivelazione e di segnalazione allarme incendio che fornisce alimentazione alla centrale di controllo e segnalazione e/o ad altri apparati, inclusi quelli alimentati direttamente dalla centrale. L’apparecchiatura di alimentazione può essere:
Centrale di controllo
La centrale di controllo e segnalazione è descritta, nel testo normativo, come elemento integrato ad un sistema fisso automatico di rivelazione e di segnalazione allarme d’incendio, mediante il quale gli altri componenti del sistema possono essere alimentati. La centrale di controllo effettua le seguenti funzioni essenziali:
Nel caso in cui la centrale non sia sotto costante controllo del personale addetto, va previsto un sistema di trasmissione verso un centro di ricezione degli allarmi
Conclusioni
I contenuti riportati nel nuovo testo normativo evidenziano rilevanti innovazioni in linea con i contenuti tecnici posti in essere e utilizzati in altri paesi. La nuova versione della norma contempla una considerevole quantità di informazioni utili e indispensabili per i progettisti.
Fonte: Articolo a cura di Ing. Corrado Romano, Comandante Vigili del fuoco Cuneo epc.it
L’ormai inarrestabile diffusione esponenziale dell’utilizzo di batterie agli ioni di litio in vari settori tecnologici di avanguardia (dai computer ai robot, dalle macchine elettriche a quelle ibride, ecc.) e la conseguente variazione delle valutazioni di rischio d’incendio derivanti da questa nuova tipologia di batterie, con un crescente numero di incendi causati, ha indotto il Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco ad affrontare il tema con lo studio approfondito del fenomeno “incendi derivanti dall’utilizzo di batterie agli ioni di litio”, unitamente ad altre istituzioni quali ENEA ed Università di Roma “La Sapienza”, elaborando una linea guida ad hoc.
Da quando esiste l’uomo, il fuoco è sempre stato l’elemento che ha, di fatto, consentito il progresso e l’evoluzione dell’umanità stessa. Il fuoco è la risultante di molte reazioni chimiche esotermiche che governano gran parte dei processi industriali produttivi ed è anche la risultante delle combustioni necessarie a produrre ed immagazzinare l’energia necessaria, oggi più che mai, per accompagnare il rapido e tumultuoso progresso tecnologico del quale siamo tutti testimoni in questi ultimi decenni. L’uomo ha dovuto imparare a “governare” gran parte di quei processi di combustione che consentono la produzione e l’immagazzinamento dell’energia indispensabile per la vita della civiltà moderna. Ma non sempre, per l’uomo, è possibile prevedere e prevenire alcune degenerazioni conseguenti alle trasformazioni di energia, trasformazioni che finiscono sempre nel produrre calore, che è la forma più degradata che accompagna le trasformazioni di energia predette. “Calore” significa “temperatura” e “temperatura”, in presenza di sostanze combustibili (in natura tutto è combustibile) e di comburente (l’ossigeno contenuto nell’aria) provoca sovente le condizioni affinché si sviluppi un incendio. Questa premessa è per dire che l’uomo non può fare a meno del fuoco e di chi interviene per estinguerlo quando il fuoco si sviluppa in condizioni ed in ambienti non facilmente gestibili per l’uomo stesso, tenuto conto che il progresso tecnologico propone sempre nuove combinazioni di processi chimico-fisici che comportano la necessità di nuove conoscenze anche nel mondo dell’estinzione degli incendi.
Gli accumulatori costituiti da batterie agli ioni di litio
Tutto questo preambolo è necessario per introdurre una nuova realtà che sta rapidamente emergendo nel mondo dell’estinzione degli incendi ed è la realtà conseguente all’ormai massiccio uso di accumulatori costituiti da batterie agli ioni di litio. Tale uso, ormai largamente diffuso, e la conseguente crescita esponenziale di incendi causati da questa tipologia di batterie agli ioni di litio, soprattutto nella fase di ricarica, ha indotto il Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco, in sinergia con altre istituzioni competenti nel settore della ricerca, ad attivare una serie di studi finalizzati ad esaminare ed approfondire tale tipologia di utilizzo e, soprattutto, ad individuare efficaci sistemi di prevenzione e di estinzione per gli eventuali fenomeni degenerativi collegati ai procedimenti chimico-fisici che caratterizzano i sistemi di accumulazione di energia a base di ioni di litio. Basterebbe consultare le recenti statistiche sulle varie tipologie di incendi, anche interrogando semplicemente il sito ufficiale dei Vigili del fuoco (www.vigilfuoco.it), per scoprire che la frequenza e la gravità di eventi di incendio, causati dalle batterie agli ioni di litio, soprattutto in fase di ricarica, è talmente elevata da rappresentare una vera e propria emergenza nazionale, al punto tale di avere già indotto il Ministero dell’Interno/Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco ad emanare un Decreto (Il Decreto del Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco, ing. Dattilo, n. 34 del 29 gennaio 2019) con il quale si istituisce un Gruppo di Lavoro (GdL) per la “Valutazione dei rischi connessi con lo stoccaggio dei sistemi di accumulo innovativi (batterie agli ioni di litio, polimeri di litio, litio metallico, ecc.) e predisposizione di specifiche misure di prevenzione, protezione e gestionali per il contrasto del rischio d’incendio ed esplosione che può interessare il medesimo stoccaggio”; il GdL, coordinato da un Dirigente del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco, e del quale hanno fatto parte, tra gli altri, alcuni ricercatori dell’ENEA e docenti dell’Università di Roma “La Sapienza”, ha elaborato uno studio/linea guida, di ben 586 pagine, suddiviso in 7 capitoli, uno dei quali si occupa proprio dell’ampia casistica incidentale disponibile a livello internazionale. (https://www.vigilfuoco.it/allegati/biblioteca/RischiConnessiConLoStoccaggioDiSistemiDiAccumuloLitio-Ione.pdf).
La ricerca di soluzioni adeguate per la prevenzione e lo spegnimento
La più che ricca casistica di incendi ed esplosioni causati dagli “accumulatori litio-ione”, di cui si è già occupata anche la letteratura specialistica internazionale, ha fatto sì che molti operatori del settore antincendio si siano attivati per trovare soluzioni adeguate sia nelle prevenzione che nello spegnimento degli incendi, sempre più diffusi, causati dagli accumulatori litio-ione, la cui diffusione, si ripete, ha raggiunto livelli imprevedibili, visto il largo uso che ormai se ne fa in tutti i luoghi di lavoro e nelle abitazioni domestiche, oltre che nelle vetture ibride ed a trazione elettrica.
Il dispositivo PTC
Sarebbe interessante, ma in questa sede non è possibile, approfondire proprio l’evoluzione tecnologica che è avvenuta a partire da quando, nel 1991, la Sony immise nel mercato le prime batterie a ioni di litio con catodo in cobaltite, determinando, di fatto, una rivoluzione dell’elettronica di consumo, ma non si può, tuttavia, non sottolineare come, ancor oggi, gli attuali accumulatori agli ioni di litio presentino alcuni punti deboli che, oggi, sono tenuti sotto controllo dai sistemi elettronici di gestione e controllo (cosiddetti BMS), dai dispositivi di sicurezza presenti a bordo cella (come il CID-Current Interruction Device oppure il PTC-Positive Temperature Coefficient expansion device) e dal dispositivo di venting: si evidenzia che, nelle apparecchiature di vecchia fabbricazione (robot, computer, ecc.), non era ancora presente il dispositivo PTC sopra indicato, reso oggi obbligatorio (viene esplicitamente richiesto dalla normativa ai produttori che utilizzano accumulatori agli ioni di litio): questo per sottolineare che la criticità di un sistema di accumulatori litio-ione, senza il dispositivo PTC, è elevatissima e può essere, probabilisticamente parlando, la causa originaria di molti incendi…..tant’è che se ne sono occupati sia i Vigili del fuoco che i ricercatori dell’ENEA e l’Università di Roma “La Sapienza”.
La criticità di un sistema di accumulatori litio-ione, senza il dispositivo PTC, è elevatissima e può essere, probabilisticamente parlando, la causa originaria di molti incendi.
Lo studio del CNVVF, con la collaborazione di ENEA e Università degli Studi di Roma
Lo studio/linea guida, svolto dal Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco con la collaborazione di ENEA e Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, supportato da sperimentazioni eseguite presso il Centro di Ricerche Casaccia (Roma) ha riguardato proprio le criticità sopra indicate; in sostanza, le batterie a ioni di litio vengono immesse in commercio corredate di specifiche tecniche nelle quali il produttore definisce, tra l’altro, la cosiddetta finestra operativa, ovvero il campo di temperature (T) e tensione (V) all’interno del quale si può operare in sicurezza; all’esterno di questo campo si entra in quello delle condizioni di “abuso” ( termico, elettrico e meccanico) che possono evolvere in tre tipologie di eventi indesiderati e cioè il rigonfiamento della cella (swelling), l’emissione di gas e vapori dal dispositivo di sfogo (venting) e l’innesco di reazioni auto catalitiche (thermal runaway) con rapido aumento della temperatura e della pressione per formazione di composti a basso peso molecolare, tra i quali CO e H2, con conseguente incendio o esplosione (in analisi del rischio si definisce “worst case”).
La rigorosa comparazione tecnicoscientifica tra le proposte di estinguenti
In conseguenza di tutto quanto sopra rappresentato, il mondo dell’antincendio si è attivato per trovare soluzioni idonee ed efficaci finalizzate a fronteggiare lo sviluppo di incendi causati dall’utilizzo di batterie agli ioni di litio, tenendo conto che tutti gli estinguenti tradizionali (acqua, biossido di carbonio, polvere, schiuma) non sembrano risultare efficaci su tali tipologie di incendi. Del resto, è del tutto evidente che un incendio che interessa gli ioni di litio, non è catalogabile nelle classi di fuoco tradizionali e neanche nella classe “D” (fuoco di metalli), poiché gli ioni di litio, sono “ioni” e non metallo: è quindi partita la “corsa” della ricerca ad individuare, provare e sperimentare nuove tipologie di estinguenti, specifiche per questa nuova frontiera degli incendi. In questa fase, bisognerà essere molto attenti e rigorosi nello sperimentare la reale efficacia dei nuovi estinguenti su scenari di incendio realmente ipotizzabili e ripetibili in prove su scala reale da predisporre ed effettuare in campi prove affidabili e credibili, auspicabilmente con la supervisione del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco. Sarà indispensabile predisporre e verificare una rigorosa comparazione tecnico-scientifica tra le varie proposte di estinguenti che, inevitabilmente, saranno presentati dai produttori del settore, nella legittima aspirazione di ricavarsi ed accaparrarsi una parte di questa nuova frontiera dell’antincendio. È auspicabile che il Corpo Nazionale dei Vigili del
fuoco, dopo aver approfondito la tematica con lo studio svolto in collaborazione con Enea ed Università
di Roma “La Sapienza”, di cui sopra, coordini e diriga la fase sperimentale necessaria ad individuare la reale efficacia dei nuovi estinguenti che già vengono proposti dall’industria di settore, anche al fine di evitare la proliferazione di soluzioni palliative ed inefficaci che sempre caratterizzano le fasi iniziali delle nuove ricerche specifiche di settore.
Fonte: Articolo a cura di Sandro Marinelli epc.it
La presenza nel mercato dell’antincendio di prodotti scadenti, pericolosi e, spesso, non conformi ai prototipi omologati.
Nonostante il Ministero dell’Interno, attraverso il Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco, abbia recentemente emanato una serie di Decreti Interministeriali per rendere qualitativamente migliore tutto il settore della sicurezza antincendio, permane tuttavia, nel mercato, la presenza di prodotti, soprattutto nel campo degli estintori portatili d’incendio, che risultano palesemente non conformi ai prototipi omologati dal Ministero dell’Interno e, pertanto, illegalmente immessi in commercio. Se non fosse che l’argomento resta di vitale importanza per la sicurezza di tutti i cittadini, partendo dagli operatori del settore per finire ai singoli utenti finali, potremmo dire che è un problema relativo solo ad una parte del mercato della sicurezza antincendio, ma non è così! Il Ministero dell’interno, ben consapevole del rischio che possano essere introdotti nel mercato prodotti scadenti e pericolosi, ha istituito, da decenni, la procedura di “omologazione” di tali prodotti, stabilendo che i produttori di tali apparecchiature possano immettere nel mercato solo apparecchiature dichiarate “conformi” ai prototipi omologati dallo stesso Ministero dell’Interno, prevedendo sanzioni amministrative che, comunque, non escludono le responsabilità penali a carico di chi immette nel mercato prodotti illegali, con tutte le conseguenze facilmente immaginabili, che vanno dal ritiro dei prodotti, alla sospensione/ ritiro dell’omologazione, per finire alle denunce penali afferenti l’immissione nel mercato di prodotti illegali. Tuttavia, nonostante quanto sopra rappresentato, persiste nel mercato dell’antincendio la circolazione di prodotti illegali, volutamente immessi da operatori che, fidando sulla scarsezza dei controlli specifici nel settore, riescono ancor oggi ad operare indisturbati, ostacolando la diffusione dei prodotti conformi ai prototipi omologati, per gli evidenti vantaggi economici dovuti al minor costo dei prodotti illegali rispetto a quelli legalmente autorizzati.
Sembra un circolo vizioso senza fine, se non fosse che il Ministero dell’Interno, attraverso l’emanazione del Decreto Interministeriale 1° settembre 2021 (pubblicato sulla G.U. del 25/09/2021), cosiddetto “Decreto controlli”, ha posto le basi di una vera e propria rivoluzione del settore, istituendo persino la figura del “Tecnico Manutentore Qualificato” che, una volta formato e qualificato, sarà anche in grado di riconoscere prodotti illegali rispetto a quelli legalmente autorizzati. La formazione specifica di ispettori Parallelamente il Ministero dell’Interno, attraverso il Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco, sta predisponendo la formazione specifica di ispettori che dovranno controllare il SGSA (Sistema di Gestione della Sicurezza Antincendio) di tutte le attività lavorative e che saranno in grado di intervenire efficacemente nel rilevare anomalie e violazioni delle apparecchiature antincendio poste a tutela dell’incolumità di tutti i cittadini, siano essi lavoratori e/o semplici utenti. Certamente ci saranno tempi di attuazione di questa “rivoluzione”, spalmati nell’arco di qualche anno, ma il meccanismo si è ormai messo in moto e ci si augura che presto si possano vedere i primi risultati. Del resto, l’Associazione M.A.I.A., che ha tra i suoi compiti statutari anche quello della moralizzazione dell’intero mercato della sicurezza e della manutenzione dei presidi antincendio, non può rimanere inerme e passiva di fronte alle continue segnalazioni, che provengono da vari operatori del settore in merito alla presenza di prodotti illegali che non rispettano le normative vigenti, e non solo nel settore delle apparecchiature portatili d’incendio.
La “vigilanza” di M.A.I.A. nel mercato dei prodotti antincendio Pertanto, per quanto di competenza di un’associazione di categoria, la nostra associazione M.A.I.A., ha assunto la decisione di attivare una concreta “vigilanza” nel mercato dei prodotti antincendio, richiedendo formalmente al Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco di poter visionare le omologazioni attualmente rilasciate e valide, utilizzando la Legge 241/90, per poter accedere agli atti e verificare la rispondenza dei prodotti, segnalati come “sospetti”, ai fascicoli tecnici che sono alla base del rilascio delle predette omologazioni: tale iniziativa è ormai diventata urgente e indifferibile ed è motivata anche dall’intensificarsi del numero di incidenti sul lavoro relativamente alle operazioni di manutenzione delle apparecchiature portatili di estinzione, situazione che sta destando molta preoccupazione tra i Tecnici Manutentori addetti ai lavori, richiamando, ancora una volta, l’attenzione dell’Associazione su tale preoccupante fenomeno e spingendola, quindi, a verificare la qualità dei prodotti che vengono immessi nel mercato dell’antincendio. Si deve segnalare che, soprattutto nel campo delle attrezzature mobili di estinzione, i produttori italiani “veri”, cioè coloro che “producono” in Italia, sono ormai pochissimi, ma ciò non significherebbe nulla in materia di sicurezza, se non fosse che, praticamente, risulta impossibile controllare la qualità dei prodotti, in particolare quelli provenienti dall’estero, vanificando le dovute garanzie di sicurezza al mercato (sia per i tecnici manutentori che per gli operatori del settore ed utenti).
In realtà, molti “sedicenti” produttori, altro non sono che degli importatori che si occupano della distribuzione nel mercato italiano di prodotti provenienti da altri paesi, anche se ciò non elimina la loro responsabilità afferente alla sicurezza dei prodotti stessi che, secondo la legislazione vigente, deve essere garantita dai “commercializzatori” degli stessi, equiparati ai produttori. Tuttavia, l’assenza di controlli efficaci sui prodotti immessi nel mercato ha fatto sì che ci sia stata una deriva generalizzata, con la corsa verso prodotti sempre meno costosi che, come ovviamente avviene sempre, significa prodotti sempre più scadenti e di scarsa qualità. Solo che, in questo caso, trattandosi comunque di apparecchiature in pressione, il tutto ha comportato e significato “ridurre e violare” gli standards tecnici minimi di sicurezza e di garanzia di molti prodotti immessi in maniera sconsiderata sul mercato italiano. L’Associazione, già a suo tempo, alcuni anni or sono, non era rimasta a guardare, ma aveva acquistato, sul mercato, estintori di varie marche, prodotti in Italia e non, e li aveva letteralmente vivisezionati, presso uno dei propri Centri di Formazione dotato di tutte le attrezzature necessarie, per verificare lo stato di rispondenza dei prodotti alla normativa vigente. Ebbene, già allora, era risultata una situazione molto preoccupante, poiché ci si trovava di fronte ad una sistematica e diffusa presenza di violazioni delle più elementari regole che caratterizzano il mondo degli estintori, con inevitabili ricadute sulla qualità e sulla sicurezza dei prodotti che, in molti casi, sono diventati persino pericolosi per chi li utilizza e/o li deve manutenere, con particolare riferimento alle caratteristiche costruttive dei prodotti stessi. Le verifiche di M.A.I.A. sui prodotti acquistati Per essere più espliciti, dalla puntuale verifica dei prodotti plurimarche acquistatati dall’Associazione nel mercato, è emerso quanto segue:
Le aziende di manutenzione devono avere le necessarie competenze tecniche e conoscere i processi di produzione, le materie prime utilizzate e i prodotti finiti che garantiscono al mercato i livelli di qualità e di affidabilità richiesti dalla normativa vigente.
1) nel 20% degli estintori esaminati, lo spessore della lamiera, che costituisce il mantello del serbatoio, non rientra nei minimi previsti dagli standards di sicurezza per quella tipologia di estintore (i calcoli che legano gli spessori del serbatoio alla pressione interna sono ben noti agli addetti ai lavori); trattandosi di apparecchiature a pressione, è evidente il rischio per chi deve utilizzare e/o manutenere tale prodotto;
2) il pescante, in molti casi, risulta completamente staccato e, in altri casi, risulta di lunghezza inferiore al dovuto o deformato, con inevitabili conseguenze sul mancato funzionamento dell’estintore, nel primo caso, o sul ridotto funzionamento dello stesso, nel secondo caso, non potendo consentire la fuoriuscita di tutto l’agente estinguente; trattasi di pescanti realizzati in plastica e non in alluminio;
3) molti estintori non presentano il numero di matricola stampigliato sul serbatoio, come previsto dalle norme vigenti;
4) molti prodotti sono difformi da quelli indicati in catalogo;
5) esistono estintori che, seppur diversi tra loro per caratteristiche tecniche e dimensionali, hanno la stessa omologazione, il che è segno evidente che trattasi di prodotti non conformi al prototipo omologato;
6) in molti casi, le filettature presentano una geometria non conforme a quella della relativa valvola;
7) in alcuni casi, si sono trovate valvole difettose.
Questi sono solo alcuni degli aspetti rilevati dall’accurato esame che l’Associazione ha effettuato su alcuni prodotti acquistati sul mercato e, di conseguenza, tali verifiche debbono necessariamente essere portate a conoscenza dell’Organo di controllo (Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco), ancor prima di interessare la Magistratura che, in alcuni casi, è già intervenuta per incidenti sul lavoro riguardanti proprio la manutenzione degli estintori.
Conclusioni
Sta di fatto che l’Associazione si è fortemente preoccupata e si è attivata, con tutte le sue possibilità, per porre un argine a questa deriva pericolosa, coinvolgendo nelle proprie azioni di contrasto, anche i più importanti produttori italiani e segnalando comunque ai rappresentanti della Direzione Centrale per la Prevenzione e Sicurezza Tecnica del Dipartimento dei Vigili del fuoco, la gravità di tale situazione dovuta a quei soggetti che, senza alcuno scrupolo, ma ispirati dal solo interesse economico, hanno consentito l’immissione nel mercato italiano di prodotti molto scadenti e pericolosi, siano essi prodotti d’importazione che prodotti realizzati e/o assemblati in Italia. Si ribadisce che è diventato ormai urgente ed indifferibile che le aziende di manutenzione abbiano le opportune e dovute conoscenze tecniche e siano quindi in grado di conoscere quali siano i processi di produzione, quali siano le materie prime utilizzate e quali siano i prodotti finiti che garantiscono al mercato i livelli di qualità e di affidabilità richiesti dalla normativa vigente, per attuare scelte più consapevoli nell’individuare i prodotti da proporre alla propria clientela sulla base della qualità e delle garanzie di affidabilità e sicurezza che i prodotti scelti possono possedere. Questo è certamente uno dei compiti statutari più importanti dell’Associazione, cioè quello di far conoscere a tutti gli operatori quali siano i rischi che si nascondono dietro prodotti che, ancorché esteticamente presentabili, risultano intrinsecamente pericolosi per chi li utilizza e inaffidabili in caso di necessità.
Fonte: epc.it – Articolo dalla rivista “Antincendio” Novembre 2021 – a cura di Sandro Marinelli presidente associazione MAIA.
Con Riccardo Edelvigi e Nicola Rinaldi, soci di Mit Italy, conosciamo nel dettaglio il mondo della manutenzione industriale e dei sistemi antincendio
La sicurezza sul lavoro, per quanto riguarda la manutenzione accurata degli stabilimenti, è oggigiorno una priorità importantissima che può fare la differenza in termini di qualità e prevenzione. Mit Italy si occupa di questo e molto altro. «Mit Italy nasce nel 2015 dalla fusione di tre società che da anni si occupavano di assistenza, manutenzione su dispositivi antincendio e della fornitura di servizi nel settore della sicurezza sul lavoro e della prevenzione incendi – racconta l’amministratore Riccardo Edelvigi -. È specializzata nella gestione delle manutenzioni antincendio a livello nazionale per aziende multisede. Questa esperienza ci ha portano a creare We Mit, un network nazionale di aziende antincendio, che fornisce una vesta rosa di servizi su tutto il territorio. Siamo in grado di gestire manutenzione, ripristini e nuove installazioni di presidi e impianti antincendio come estintori, idranti, porte tagliafuoco, evacuatori fumo calore, impianti rilevazione fumi, serrande tagliafuoco, gruppi spinta, impianti sprinkler e impianti spegnimento gas. La rete è sorta per coprire nel mercato un’esigenza specifica in un settore particolare come quello delle manutenzioni dell’impiantistica e dei presidi antincendio, soggetto a normative cogenti in continua evoluzione, che richiedono una professionalità elevata a garanzia di beni e persone. La nostra lunga esperienza maturata, il continuo aggiornamento tecnologico e formativo sono sinonimo di solidità e competenza e ci permettono di presentarci ai nostri clienti come un partner affidabile per le manutenzioni e i collaudi di impianti antincendio».
Un lavoro comune e coordinato, per fare della sicurezza il focus imprescindibile. «La distribuzione capillare dei retisti di We Mit permette alla rete di imprese di intervenire in emergenza/reperibilità entro le sei/otto ore dalla chiamata e riduce i costi di trasferta per intervento. In ogni area, il network dispone delle competenze per risolvere tempestivamente anomalie e guasti per tutte le tipologie di impianto. Potendo contare su professionalità altamente qualificate, è in grado di gestire in tutta Italia le diverse fasi di manutenzione antincendio, siano esse ordinarie che straordinarie, per raggiungere l’obiettivo finale della piena soddisfazione del cliente». Oltre agli interventi tecnici, We Mit si occupa di gestire anche tutta la documentazione necessaria: «La rete adotta procedure di qualifica dei propri partner e svolge il servizio di raccolta e aggiornamento dei documenti richiesti dai nostri clienti per la conduzione dei contratti, come Durc, visura camerale, documenti per la sicurezza dei lavoratori, attestati di formazione. Vogliamo dare l’opportunità a chi gestisce la sicurezza o le manutenzioni in organizzazioni multisede, con presenza capillare nell’intero territorio nazionale, di avere un unico partner di riferimento nelle manutenzioni antincendio e un sistema software di gestione digitalizzato che ne permetta il controllo e faciliti la loro professione».
A supporto di questa centralizzazione, per l’appunto, c’è un sistema innovativo: «Hypermit è un software gestionale dalle numerose applicazioni. Sovente i nostri clienti sono costretti a gestire e archiviare documenti cartacei. Per le imprese multisede, l’archiviazione può avvenire localmente comportando rischi di smarrimento. Il sistema gestionale Hypermit permette un’attenta, puntuale e centralizzata archiviazione elettronica dei documenti di manutenzione abbattendo i costi connessi ai tradizionali sistemi di conservazione cartacea, facilitando le attività degli Rspp o addetti alla manutenzione e garantendo una miglior gestione delle anomalie. Riteniamo inoltre che il rispetto delle scadenze normative negli interventi di manutenzione programmata sia imprescindibile: pertanto Mit Italy, tramite il proprio software gestionale e attraverso il portale clienti, garantisce trasparenza nella visualizzazione del calendario e nelle tempistiche manutentive. Il software Hypermit, infatti, obbliga e registra il passaggio del manutentore su ogni singolo asset antincendio per mezzo della lettura del barcode a esso associato. La gestione centralizzata di Mit Italy si rivela così un utile strumento per aziende multisede, poiché la condivisione dei protocolli di manutenzione e l’utilizzo del software Hypermit tranquillizza gli Rspp o i responsabili delle manutenzioni sull’uniformità delle attività manutentive in tutto il territorio nazionale. Inoltre, il cliente avrà il personale Mit Italy come unico riferimento tecnico, organizzativo e commerciale».
Elena Bonaccorso - Fonte, "Il Giornale"